ANNIVERSARI SIGNIFICATIVI dell’ORDINAZIONE dei PRETI
Ogni anno, il lunedì dopo la festa della dedicazione del Duomo, festeggiamo gli anniversari significativi dei preti che sono cresciuti nelle parrocchie della comunità pastorale o che qui hanno svolto il loro servizio.
Quest’anno avevamo già invitato Mons. Ambrogio Piantanida per una festa a parte, come meritavano i suoi 60 anni da prete. Adesso raccogliamo le interviste a tre preti che qui hanno svolto il loro servizio:
- Mons. Ivano Valagussa, prevosto dal 2012 al 2018
- Don Gianluigi Frova, Vicario dal 1984 al 1991
- Don Attilio Borghetti, Vicario dal 2014 al 2019
Di seguito il testo integrale delle tre interviste.
Mons. IVANO VALAGUSSA
da 40 anni prete
Intervista a cura di Ornella Bove
Quando Don Ivano arrivò a Gallarate a settembre del 2012 feci proprio io il saluto, a nome della comunità pastorale, durante la Messa di insediamento ed ora è veramente un piacere parlare con lui dei suoi 40 anni di vita sacerdotale ricca di impegni, incarichi e incontri con tante persone che sicuramente hanno lasciato il segno.
Don Ivano è nato a Giussano (MB) il 28 marzo 1960, è stato ordinato sacerdote nel 1984 e destinato come Vicario parrocchiale e incaricato della Pastorale Giovanile della Parrocchia di Regina Pacis a Monza. Nel 1988 diventa Direttore Spirituale del Seminario Arcivescovile di Milano. Diviene poi, dal 1994 al 2000, Rettore della Comunità Scuola Media Inferiore e Ginnasio del Seminario. Fino al 2008 è Assistente diocesano del Settore Giovani di Azione Cattolica, poi Assistente Ecclesiastico Unitario e Regionale fino al 2012. Nel 2006 viene nominato anche Responsabile del Servizio per la catechesi dell’Arcidiocesi di Milano, incarico che ricopre fino al 2011. A Gallarate è stato decano del Decanato di Gallarate, Prevosto della città e parroco delle parrocchie di Santa Maria Assunta, Madonna della Speranza, San Paolo Apostolo, San Giorgio dal 1° settembre 2012 al 31 agosto 2018.
Don Ivano cosa ricordi con più affetto dei 6 anni passati con noi, qui a Gallarate?
Ricordo anzitutto le persone – preti, laici e consacrate/i – con le quali ho condiviso il mio servizio di presbitero. Grazie al loro servizio stabile e generoso abbiamo affrontato insieme i cambiamenti in città e nelle nostre comunità cristiane. Ricordo in particolare il lavoro che oggi possiamo benissimo chiamare “sinodale”, passato attraverso il Consiglio pastorale e anche l’assemblea aperta a tutti i fedeli. In questo lavoro abbiamo cercato di comprendere i passi di Chiesa che lo Spirito ci chiedeva di realizzare in città. Ricordo anche lo stile di fraternità con il presbiterio di cui la mensa in comune durante la settimana era un segno. Ricordo anche l’attenzione a chi era nel bisogno grazie al concorso di tutta la Comunità attraverso la Caritas, la mensa del Buon Samaritano, il centro di ascolto e il volontariato presso la Casa di Francesco, esempio di collaborazione tra l’amministrazione comunale, le Parrocchie in città e le Associazioni di volontariato. Ricordo anche l’impegno alla ristrutturazione degli ambienti parrocchiali nelle Parrocchie: la Basilica e la Chiesa di Madonna della Speranza, il Centro Giovanile e Oratorio, i progetti di ristrutturazione dell’esterno della Chiesa di San Paolo allo Sciarè e dell’interno della Chiesa di San Giorgio a Cedrate. Ricordo la cura per le celebrazioni con l’apporto del gruppo liturgico, dei chierichetti, del canto con il maestro Parodi e i cori delle diverse parrocchie e la nascita del coro san Cristoforo. Ricordo persone e famiglie con le quali ho condiviso momenti di felicità e anche di dolore. Ricordo con gratitudine la bella esperienza dei gruppi familiari e di chi con convinzione ha offerto il proprio servizio per la preparazione al matrimonio di nuove coppie. Ricordo anche i Gruppi di ascolto della Parola e la cura nella preparazione di molti responsabili. Mi fermo qui perché mi accorgo di essere un fiume in piena, che non posso contenere per la riconoscenza e la gioia che custodisco nel cuore.
Da parte mia ricordo con gioia, affetto e stima i tanti pellegrinaggi fatti insieme alla nostra comunità, veri momenti di preghiera e di fede gioiosa; memorabile quello in Terra Santa.
Ricordo però anche la tua infinita pazienza nell’ascoltare, nell’accompagnare anche nei momenti difficili e ad esserci sempre.
Don, sappiamo che adesso ricopri l’incarico di Vicario Episcopale per la Formazione del Clero e che ti è affidato il compito di promuovere l’attività del Consiglio presbiterale e del Consiglio pastorale diocesano per coordinarla con quella degli altri organismi diocesani di partecipazione, ma esattamente cosa significa?
Parlare di formazione del clero significa avere a cuore la qualità della vita di ogni presbitero e diacono. Una cura che anzitutto deve essere coltivata dallo stesso clero nella vita spirituale. È anche la cura dell’Arcivescovo verso il clero perché ogni presbitero viva il proprio ministero nel “presbiterio”. Da qui nasce il Vicariato per la Formazione permanente del Clero, che intende offrire iniziative e strumenti perché preti e diaconi coltivino la vita spirituale nell’impegno pastorale, la vita fraterna e di comunione nel presbiterio locale, la corresponsabilità di ogni battezzato nella missione della Chiesa. La traduzione di tutto questo è visibile nel programma annuale riportato nel Quaderno della Formazione Permanente del Clero, negli incontri formativi della fraternità del clero nei Decanati, negli appuntamenti Diocesani e Zonali con l’Arcivescovo, nell’accompagnamento speciale dei preti nei primi 5 anni di ordinazione, nella cura per i preti anziani e malati con la Fondazione Opera Aiuto Fraterno, ecc.
L’incarico poi di coordinare gli organismi di partecipazione fra loro e con altri organismi diocesani si presenta sempre più urgente per quello stile di comunione e di sinodalità che tutta la Chiesa Cattolica è chiamata in questi anni a promuovere. Il Sinodo Universale dei Vescovi a Roma e il Cammino sinodale delle Chiese in Italia lo richiamano continuamente. Uno stile da non dare per scontato e neppure deve essere considerato come un aspetto secondario. Nello stile sinodale c’è il mistero dell’unità della Chiesa, frutto dello Spirito irrinunciabile ed essenziale per la sua missione nel mondo.
Don, ti faccio a nome di tutta la comunità tanti auguri per la continuazione del tuo importante incarico ricordando cosa ci hai detto e raccomandato nel tuo saluto: “… abbiamo cercato di creare relazioni profonde di reciproca stima e affetto, ma soprattutto di aiuto, per vivere da cristiani in città ed essere cittadini in questa bellissima città di Gallarate. Viviamo quindi con ottimismo, essere contenti oggi sembra che sia diventato fuori moda. Andiamo invece a ricercare i motivi per dire grazie al Signore e lodiamo chi fa del bene alla nostra città». E ancora: «Lodiamoci reciprocamente, perché tutti possiamo fare del bene anche nella complessità delle nostre vite“.
Grazie, Don Ivano, per i tuoi 40 anni da sacerdote, per tutto quello che hai fatto e che continui a fare.
Don GIANLUIGI FROVA
da 40 anni prete
Intervista a cura di Gianluca Tricella
Mi rituffo volentieri nel passato del mio ministero presbiterale per riprendere i primi anni, vissuti in mezzo a voi in un tempo ormai lontano (1984-91).
Fin dal primo momento l’accoglienza di tutti voi e dei preti della Parrocchia (il Prevosto don Ambrogio, il carissimo don Alberto Dell’orto con cui ho avuto un rapporto splendido, don Ambrogio Gallazzi e tutti gli altri) è stata meravigliosa e mi ha aiutato ad entrare nella vita di una Comunità cristiana e di un oratorio con grande facilità.
Ho incontrato tantissimi ragazzi e giovani in oratorio, a scuola, nel gruppo scout, negli incontri di pastorale giovanile del decanato (che, pur non essendo ancora avviati in Diocesi, il Prevosto con felice intuizione aveva avviato proprio con il mio arrivo). Senza considerare l’esperienza del tempo ampio trascorso in confessionale, il doposcuola (A.S.A.), la Scuola diretta dalla prof. Carnelli, il gruppo genitori dell’oratorio, il Cineteatro delle Arti … Sono stati gli anni di una primavera pastorale per la Diocesi segnati profondamente dalla figura del cardinale Martini.
Stagione provvidenziale per una Parrocchia che doveva trovare la propria identità dopo il tempo ormai al tramonto di monsignor Gianazza, anni nei quali al Centro della Gioventù la vivacità intellettuale, educativa e caritativa aveva una propria fisionomia ben definita.
Ed io? Io arrivavo come un giovane prete milanese di belle speranze, ma in fondo un pulcino appena uscito dal guscio, che ha imparato a fare il prete grazie agli anni vissuti in mezzo a voi ed alla vicinanza di monsignor Piantanida, pur nella differenza di carattere e di stile che ci contraddistingueva, ma nella comune passione per il Vangelo. Il Prevosto mi ha insegnato ad avere uno sguardo di insieme perché la Parrocchia avesse una direzione coerente in tutte le sue espressioni, insegnamento prezioso per gli anni successivi, nei quali infinite volte ho mantenuto questo criterio come ispirazione per le mie scelte pastorali.
In seguito mi sono accorto di avere compiuto, tra voi, molti errori e aver avuto mancanze, ma ho anche vissuto molte relazioni con giovani e famiglie che mi sono rimaste nel cuore e che spero di aver contribuito a far crescere: un riscontro oggi lo vedo in alcune coppie di (ex) giovani di cui ho celebrato il Matrimonio e di cui conosco figli e nipoti.
Per questi errori di valutazione e per le occasioni perse vi chiedo scusa, ma vi ringrazio perché nei miei primi anni di presbiterato avete custodito la mia vocazione e la gioia del Vangelo, che mai mi ha abbandonato e tutt’ora mi fa commuovere.
Il servizio alla Diocesi mi ha condotto poi in un’altra Parrocchia e oratorio (con scuola e scout), Desio, a cui è seguito l’incarico di Parroco e Responsabile di Comunità pastorale a Monza, fino agli anni nei quali sono stato Rettore di tre Collegi arcivescovili.
Ora il mio ministero si svolge come Prevosto di Rho e Parroco di San Vittore. Un servizio che mi rende felice, in una città dove la pastorale cittadina unitaria e il dialogo con la società e le istituzioni sono ben avviati e fecondi. Una Parrocchia antica, ricca di attività e di strutture (non di soldi, purtroppo), nella quale l’ambito educativo è molto sviluppato: oltre all’oratorio abbiamo una Scuola parrocchiale (550 studenti) e un Istituto musicale (300 studenti), gli scout oltre alle decine di squadre di calcio, basket, pallavolo, bask-in (ragazzi disabili e ragazzi normodotati) e danza. Non posso trascurare l’attività della Caritas altrettanto ampia, la pastorale familiare, il Consultorio familiare e la pastorale per separati.
Soprattutto, però, c’è la relazione con tante persone che, come accaduto fin dagli anni che voi avete accompagnato, mi chiedono di essere pastore e di parlare loro di Dio.
Oggi la gioia del Vangelo la ritrovo in me con le caratteristiche che Dio illustra a Mosè: “il tuo mantello non ti si è logorato addosso e il tuo piede non si è gonfiato durante questi quarant’anni” (Dt 8,4), perché anch’io posso dire che l’entusiasmo e la gratitudine per la mia vocazione sono rimaste uguali a quelle del giorno dell’Ordinazione, anzi si sono accresciute perché spesso ho sperimentato quanto sia vera la frase che avevo scelto per la mia prima Messa: “Levate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura” (Gv 4, 35).
Oggi sono lieto di dirvi grazie, perché anche voi mi avete generato.
Don ATTILIO BORGHETTI
10mo di ordinazione presbiterale
Intervista a cura di Alessandro Montresoro
Hai Lasciato Gallarate nel 2019, cosa ricordi con affetto del tuo periodo Gallaratese?
I cinque anni trascorsi a Gallarate hanno rappresentato per me l’inizio del ministero sacerdotale e, dovendoli sintetizzare e raccontare, li definirei accompagnati dalla grazia degli inizi. Ho trovato un presbiterio variegato ma capace di collaborare con pari dignità per il bene della chiesa cittadina, valorizzando le specificità di ogni parrocchia. Gallarate ha significato inoltre l’incontro con una comunità orante, quella delle Adoratrici Perpetue del SS. Sacramento, che è stata una vera oasi di silenziosa preghiera, anche in occasione delle talvolta assonnate celebrazioni mattutine che tuttavia le suore, assicuravano, mascheravo bene. Sono tantissime le persone che ho frequentato per amicizia o per ministero e che oggi, pur non essendo più tornato a Gallarate, non solo continuo a ricordare e sentire amiche ma che incontro quando vengono a visitare la parrocchia di S. Cristoforo a Milano, 158 abitanti, di cui sono vicario, o, come quest’estate, incontro in aeroporto.
In quanto vicario della Comunità Pastorale di S. Cristoforo mi sono dedicato e ho apprezzato il fatto di aver potuto seguire il percorso dell’iniziazione cristiana, tanto per i rapporti e i confronti avuti con il gruppo delle catechiste e dei catechisti, che si sono sempre spesi con generosità tanto nelle programmazioni quanto nel rapporto con i ragazzi e le famiglie, quanto con i genitori che, magari nelle giornate domenicali loro dedicate, scoprivano un volto diverso di comunità ecclesiale e di comunità educante.
Gallarate ha significato sperimentare quel dialogo costante che la Chiesa cittadina ha cercato e intessuto con la cultura. Ricordo di aver potuto organizzare, grazie alla scoperta di un gruppo di veri amici, che scrivendo queste poche righe ho qui con me, alcune mostre nella Chiesa di Sant’Antonio che hanno reso evidente quanto Gallarate sia una realtà ecclesiale aperta e attenta alla cultura. Ricorderò, tra le esperienze condivise, la mostra “Montini a Gallarate”, la mostra dedicata a “Ambrogio Pozzi. Umano e trascendente” che ha proposto un percorso interiore inedito dell’artista, attraverso l’esposizione di 80 sorprendenti opere, delle quali molte inedite, nonché l’organizzazione e preparazione di una apposita teca per l’esposizione di una delle poche copie autorizzate della Sacra Sindone, datata 1710, realizzata dall’artista Giovanni Battista Fantino e portata a Gallarate dalla famiglia Trombini, custodita oggi nel Museo della Basilica. Per quanto riguarda la dimensione culturale del ministero, l’esperienza gallaratese ha significato, grazie alla fiducia di don Alberto e di mons. Valagussa, la possibilità di partecipare alla stesura di due stagioni teatrali, scoprendo anche qui tanti amici e appassionati che, mi dicono, ancora oggi proseguono lungo la strada tracciata.
A Gallarate inoltre ho vissuto il tempo del restauro della Basilica: anche se non in prima linea, ho tuttavia potuto conoscere processi e maestranze molto interessanti, utili anche per l’attività che oggi sono chiamato a fare.
A questo proposito, quali sono i tuoi attuali incarichi? Ricopri ruoli nella Curia Milanese…..
Rispetto alla mia attuale collocazione milanese, oltre ad essere vicario parrocchiale della storica Parrocchia di S. Cristoforo a Milano, occupandomi delle celebrazioni eucaristiche, delle confessioni e delle questioni pratiche della Parrocchia (segreteria, manutenzioni, pulizie ecc. …), sono responsabile dell’ufficio autorizzativo amministrativo, convisitatore, e segretario di alcuni organismi di vigilanza autorizzativa quale il collegio dei consultori e consiglio per gli affari economici diocesani. In questi incarichi, mi occupo principalmente di quegli aspetti legati al rilascio delle autorizzazioni canoniche in favore delle parrocchie e degli Enti diocesani per gli atti di c.d. amministrazione straordinaria (lavori, restauri, vendite, investimenti/disinvestimenti, assunzioni, contratti vari ecc. …): questa oggi la mia prima attività ministeriale che, con soddisfazione, si alterna a quella più strettamente pastorale ma che meglio sarebbe dire più definita dal contatto con i fedeli.
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